EDOUARD SCHURE'

12.03.2014 05:10

 

Fu lo stesso Steiner a porre le basi del rapporto fra antroposo­fia e letteratura attraverso i quattro «Drammi mistero», singo­lari pièces teatrali rappresentate frequentemente nell'ambito delle attività antroposofiche, a Dornach e altrove. Questa voca­zione dello Steiner per un teatro spirituale fece da background al suo incontro con Edouard Schuré(1841-1929), scrittore di origi­ne alsaziana e grande ammiratore di Richard Wagner, conosciu­to al vasto pubblico più come autore dei Grandi Iniziati (1889) e dei Santuari d'Oriente (1898) che come studioso di antroposofia e precursore di un'arte drammatica spirituale.

Schuré conobbe Steiner a Parigi nel 1906 in occasione del Congresso teosofico tenuto nella capitale francese e idealizzò quell'incontro come terza pietra miliare della sua vita spirituale, dopo la conoscenza con Richard Wagner e l'amore per Marghe­rita Albana Mignaty, la «donna ispiratrice» dei Grandi Iniziati, il suo capolavoro. Il poeta alsaziano raccontò con parole entusia-stiche l'incontro con Steiner nella sua corrispondenza privata e, successivamente, nella prefazione ali'Esotérisme chrétien, ove rac­colse in sintesi alcune conferenze tenute da Steiner a Parigi. Così egli scrive:

«Nel mese di maggio del 1906 Rudolf Steiner venne a Parigi con alcuni discepoli, per tenervi una serie di conferenze in un circolo privato. Non lo avevo mai visto e ignoravo persino la sua esistenza, ma, in seguito alla pubblicazione di un mio libro, ero entrato in corrispondenza con la sua cortesissima amica, la signorina von Sivers, divenuta poi sua moglie e la sua più intelligente collaboratrice. Fu appunto lei che, una mattina, accompagnò il maestro nel mio studio.

«Non dimenticherò mai la straordinaria impressione che mi fece que­sto uomo, quando entrò nella mia stanza. Vedendo quel volto scarno ma di perfetta serenità, quegli occhi neri e misteriosi da cui irradiava, pro­veniente da profondità insondabili, una luce ineffabile, ebbi per la ; prima volta nella mia vita la certezza di trovarmi di fronte a uno di quei sublimi veggenti dotati di una diretta percezione del sovrasensibile. [...] Ancor prima che egli cominciasse a parlare, una voce dentro di me mi disse: "Ecco un vero maestro, egli avrà un ruolo capitale nella tua vita"»

Come si vede, in quella teosofia rientravano scienze ed arti, tutte derivanti da un unico principio che, con termini moderni, chiamerò monismo intellettuale, spiritualismo evolutivo e trascendente. I principi essenziali della dottrina esoterica si possono formulare come segue: L'unica realtà è lo spirito. La materia non ne è che l'espressione inferiore, mutevole, effimera, il suo dinamismo nel tempo e nello spazio. - La creazione è eterna e incessante come la vita. - Il microcosmo-uomo, per la sua struttura ternaria (essenza, sostanza e vita) è immagine e specchio del macrocosmo-universo (mondo divino, mondo umano, mondo della natura), a sua volta strumento del Dio ineffabile, dello Spirito assoluto il quale, per sua natura, è Padre, Madre e Figlio (essenza, sostanza e vita). - Per questo l'uomo, immagine di Dio, può diventarne il verbo vivente. In ogni tempo la gnosi, o mistica razionale, è l'arte di scoprire Dio dentro di sé sviluppando le profondità occulte, le facoltà latenti della coscienza. Per sua stessa natura, l'anima umana, l'individualità dell'essere umano, è immortale. La sua evoluzione si attua su un piano volta a volta discendente e ascendente, attraverso esistenze alternativamente spirituali e corporee. - La sua evoluzione è regolata dalla legge della reincarnazione. Una volta raggiunta la perfezione, l'anima è libera e ritorna allo Spirito puro, a Dio nella pienezza della sua coscienza. Così l'anima si innalza al di sopra della legge nella lotta per la vita quando acquista consapevolezza della propria umanità, così s'innalza al di sopra della legge della reincarnazione quando prende coscienza della propria divinità.
Le prospettive che si spalancano alla soglia della teosofia sono immense, specie se paragonate all'angusto e squallido orizzonte entro cui il materialismo confina l'uomo, e agli enunciati puerili e inaccettabili della teologia clericale

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