I TRE STATI DI COSCIENZA: seppur svegli si dorme e si sogna molto più di quanto si è desti e vigili

07.12.2013 21:00

 

Nel pensare siamo desti: l’io è in uno stato di coscienza di veglia

Nel sentire sogniamo: l’io è in uno stato di coscienza di sogno

Nel volere dormiamo: l’io è in uno stato di coscienza di sonno

 

Cerchiamo di capire cosa sia lo stato di coscienza di veglia. Quando formuliamo un giudizio siamo desti a prescindere dal fatto che il giudizio sia corretto o scorretto; per es. l’umanità antica pensava che la terra fosse il centro dell’universo, Steiner fa l’es. questo scolaro è bravo, quando uniamo due concetti in realtà siamo desti, arrivando in tal modo a dei giudizi comunque con la coscienza consapevole e desta tuttavia  possono essere mossi da un pensiero, da un sentimento o da un’esperienza quindi da un movimento che abbiamo fatto in passato. Se diciamo questo scolaro è bravo percepiamo un sapore di sentimento nel giudizio mentre se diciamo due per due fa quattro ci muoviamo solo nel pensare logico.

A proposito del pensare non siamo sempre stati desti, prima dei Greci l’io era in uno stato di coscienza di sonno: gli dei pensavano in lui, poi nella IV epoca nel pensare l’io era in uno stato di coscienza di sogno, solo con Cartesio l’io è desto nel pensare.

 

Di giorno l’io è sveglio solo nel pensare, quando si dorme invece l’io dorme nel pensare, se sono desto lo stato di coscienza dell’io nella volontà dorme mentre se dormo lo stato di coscienza dell’io nella volontà è sveglio, il sentire sogna sia da desti che da dormienti.

Quando siamo desti la verticalità vince le forze di gravità ed io sperimento me stesso, da un lato i piedi mi fanno sentire appartenente alla terra, dall’altro mi ergo ed il sogno dell’uomo di volare significa riuscire a rendersi leggeri. Viviamo nelle tre dimensioni sentiamo alto e basso, davanti e dietro, sopra e sotto. Quando andiamo a dormire la posizione non è eretta ma affidiamo il nostro corpo alle forze di gravità è come se entrassimo in due dimensioni alto e basso e sopra e sotto, in questa condizione è impossibile abbandonarsi al sogno, in fondo anche se ti lasci andare mollemente su una poltrona ti accorgi che non sei più in uno stato di veglia ma cominci a divagare invece quando si è pronti per addormentarsi comincia questo distaccarsi come se si dovesse attraversare un ponte e quando si è sul ponte lo stato è sognante, nell’addormentarsi si passa dal sognare, quando mi addormento la coscienza cade completamente e semmai prima del risveglio ripassando sul ponte accade ancora di sognare quindi di poter ricordare cosa si stava sognando. L’io durante il sonno è diffuso nel mondo spirituale e lì si ha una coscienza cosmica ma è così grande che non si può avere da svegli tanto è che non ci si ricorda nulla. Poterlo fare è un cammino di iniziazione da intraprendere molto seriamente altrimenti c’è il rischio che l’io non riesca a tornare nel corpo. L’io rispetto ai tre stadi di veglia sogno e sonno come si comporta? Il nostro corpo fisico è così forte da sopportare di far fatica, San Francesco lo chiamava il mio fratello asino, quindi gli possiamo e chiediamo tantissimo ma l’io al confronto è un baby, è appena nato perché questo corpo noi lo possediamo da pochissimo tempo quindi è estremamente fragile. Tuttavia attraverso il corpo fisico l’io può creare le immagini, nel sentire non potrebbe perché nel sentire, dice Steiner in questa conferenza, brucerebbe o gelerebbe

Se vi è capitato di avere una fortissima collera o un dolore animico profondo ti senti barcollare interiormente, non controlli il fisico, tutto in te vibra e fatichi a trattenerti, questo significa che il tuo centro non c’è ma vibra e non regge. Perché l’io deve dormire nella volontà altrimenti proverrebbe un dolore insopportabile, come una colica e quando si supera la soglia del dolore i’io non è più in grado di rimanere nel corpo e si sviene e l’io si stacca.

Il pensare immaginativo lo comprendiamo tutti perché attraverso le rappresentazioni abbiamo immediatamente delle immaginazioni invece i due momenti di ispirazione ed intuizione sono più complicati da cogliere, li possiamo comprendere attraverso questo esempio: andiamo a letto con un problema che ci frulla in testa, (Diego incalza si frulla anche fisicamente perché ci si continua a girare e Adriana risponde che è perché non si affida e lì devi proprio imparare a telefonare agli angeli) allora si chiede agli angeli aiuto ma per farlo si deve essere desto e sapere quali sono i tuoi problemi, al mattino si possono avere ispirazioni, esse sono più astrali rispetto alle intuizioni, perché giungono in un sentire sognante, come es. durante una camminata nel bosco o un bagno caldo al termine della giornata. Goethe teneva sul comodino teneva un blocchetto ed una matita perché al risveglio aveva delle ispirazioni e poteva scrivere la poesia che sentiva ispirata che arrivava dal sogno invece per scrivere il Faust camminava e lì entra invece l’elemento della volontà, è vero che la volontà dorme ma è anche vero che mi fa entrare in movimenti che hanno a che vedere con la geometria, anche se non ce ne accorgiamo neanche. Steiner dice che sappiamo  riconoscere un triangolo è perché il nostro movimento ci fa fare dei triangoli e quindi lo riconosciamo con la coscienza desta. In questo muoversi si è desti nel pensare, la volontà è dormiente ma è quella che di fatto ci da l’intuizione di quello che vogliamo dire. Le intuizioni capitano e sono rarissime, è difficile riprenderle con la coscienza desta si deve essere molto attenti quando si ricevono perché sono così grandi che non è facile renderle coscienti e trasmetterle. Io dico che si sente però una forte convinzione e Adriana riprende il discorso di Steiner circa i tre elementi che devono essere riconquistati da ogni uomo: scienza, arte e religione, si può essere convinti (nella scienza e nell’arte) ma mai di dire la verità assoluta quindi ci vuole religione ed anche moralità. Non essere convinti che si possa dire la verità assoluta fa parte della moralità e del problema dell’intolleranza, che nasce dalla mancanza di forze morali, spirituali e di volontà di entrare nel mondo spirituale.

 

 Lezione del seminario triennale di pedagogia steineriana 16.11.09 VI Conferenza Didattica in Arte dell'Educazione R.Steiner

In questa conferenza i temi sono da un lato la comprensione, per giungere ad una coscienza individuale, e dall’altro la memoria. In rapporto alle fondamentali caratteristiche l’uomo delle attività del pensare, sentire e volere, che dal punto di vista spirituale si traducono in coscienza di veglia, sogno e sonno, Steiner propone con la pedagogia antroposofica una metodologia di insegnamento che pone non uno studio saltabeccante da una materia all’altra ma un lavoro intenso per più giorni su uno stesso argomento. All’inizio dell’anno l’insegnante divide i principali insegnamenti in epoche (3/4 settimane per le prime due ore del mattino, in I classe sono due i principali insegnamenti: imparare a scrivere ed aritmetica; in III: grammatica, aritmetica, zoologia, geografia e dopo tre o quattro mesi si torna alla grammatica, i bambini sanno cosa man mano andranno a fare, sanno cosa li aspetta, per loro è come un tornare a casa, ma ogni giorno si aggiunge un pezzetto alla conoscenza e poi si chiude. C’è un ritmo: tutto quello che si è conosciuto fino ad un certo momento deve rimanere nel sonno ma non viene dimenticato perché entro sei mesi quando si riprende per es. un argomento di storia si incomincia a lanciare un input circa l‘ultimo argomento trattato. In IV o V gli alunni riescono a far riemergere perfino l’ultimo periodo di storia fatto in III, che in cerchi sempre più piccoli viene a galla, per es. cosa c’era prima della Grecia o dell’Egitto, sono brevi flash, finché arrivano al periodo che di deve trattare.

Durante il giorno non siamo completamente svegli ma viviamo momenti in cui la coscienza è sognante e molti in cui è dormiente, quando andiamo a letto e ci stendiamo, come avevo già cercato di dire: abbandoniamo la tridimensionalità ed entriamo nel sonno vero e proprio lasciamo sulla terra corpo fisico (per sopravvivere) e corpo eterico (per avere salute) mentre io ed astrale attraversano il ponte, la valigetta dell’astrale si apre e lascia andare parte del suo contenuto (emozioni e sentimenti essenzialmente  morali) raccolto nell’esperienza diurna appena trascorsa.

Si tratta delle emozioni e dei sentimenti che proviamo durante il sogno e che hanno una tale intensità da farci sentire di essere dentro il sogno, che ci appare assolutamente reale; ci sembra di essere svegli ed addormentati nello stesso tempo, per es. quando ci svegliamo di soprassalto allora l’io, attraverso un filo invisibile a cui è sempre legato al corpo, torna indietro e desti realizziamo che era solo un sogno.

Quando attraversiamo il ponte per entrare nel mondo cosmico, la nostra coscienza si perde, tanto è che nessuno si ricorda cosa accade durante il sonno senza sogni, perché lì è troppo vasta la conoscenza.

Ognuno di noi può avere ancora una coscienza di veglia mentre si sta addormentando, allora si alternano visioni di immagini e brevi risvegli ma poi il sonno riprende questi non sono veri e propri sogni, che invece si hanno solo attraversato il ponte che porta da una coscienza di veglia ad una di sonno, nel cuore della notte. Quelli che si ricordano, come abbiamo detto se talmente forti da ridestarci.

Durante la notte (sonno profondo senza sogni) succede di elaborare su un piano spirituale ai frutti della giornata e a quelli della nostra vita, di tutto quello che fin lì abbiamo raccolto. Durante il giorno ci sono sempre le stelle che ci aiutano, Steiner fa un esempio: capita di aver imparato da piccoli una poesia della quale non si è capito nulla e poi d’improvviso in un momento successivo della vita molto più distante ci si accorge invece di averla compreso, magari ci si ricorda il ritmo e le parole ma ora si è in grado di darle anche un senso.  Questo succede perché la nostra anima ha il compito di continuare ad elaborare tutte le esperienze che ci vengono incontro, da cui poi nasce la nostra conoscenza del mondo.

Quindi ci sono due modi di insegnare: quello intellettuale per cui si guarda, si osserva, si giudica e si arriva alla definizione del prodotto, nell’ipotesi si abbia un memoria normale ci si ricorderà di tutti questi pensieri; si lavora solo con la testa, con  la coscienza di veglia.

Si insegna in modo culturale se si lascia stare la coscienza di veglia, tanto c’è comunque e si lavora invece con la coscienza ritmica della volontà quindi dormiente. Apparentemente sembra problematico e non risultare immediatamente efficace, genitori di bimbi della I classe si lamentando che i figli facciano la figura degli imbecilli quando incontrano amici che sanno già disegnare, scrivere e fare i conti.

Che cosa è la cultura la radice sanscrita vuol dire FUOCO quindi il compito dell’insegnante è di accendere il fuoco della volontà!

La poesia va vissuta ritmicamente, non sbranata dall’intelletto per comprenderla, la comprensione viene da sé quando vissuta da un punto di vista artistico dal lato del ritmo e della bellezza dei suoni. Assicuro che un bambino dopo due mesi che recita una poesia saprebbe farne la parafrasi, sarebbe in grado di spiegarla ma non lo chiedo perché me ne rendo conto da come la recita, sentendo il ritmo, allungando o stringendo il suono di una vocale; pian piano la comprende nel giusto senso perché l’ha imparata attraverso la volontà ed il sentimento che poi sono giunti nel capo e allora quando sanno esprimerne i concetti si passa ad un’altra.

Dapprima si usa, quella che Leopardi chiamava la memoria del RIMEMBRARE ossia la memoria delle membra, poi la memoria del RICORDARE ossia memoria del cuore ed infine la memoria del RAMMENTARE ossia memoria della mente.

Tutti questi tipi di memoria continuano a giocare nell’anima che non sta ferma un attimo, ricordate abbiamo detto che mentre la coscienza è sveglia durante il giorno, se lo è, ma durante la notte la coscienza di veglia dorme, la volontà, dorme per noi, ma sia di giorno che di notte è sempre attiva. Qui sta il segreto: educare la volontà vuol dire lavorare sul sentire ed il volere, sul ritmo e sulle immagini, per questo non bisogna mai definire altrimenti ci si appella ala mente ed all’intelletto, si impara a memoria ma prima o poi si dimentica soprattutto non si diventa capaci di cogliere leggi o pensieri astratti e saperli mettere in gioco con tutto il resto della propria conoscenza. Nella vita invece si deve continuamente far giocare l’elemento della conoscenza altrimenti si diventa rigidi.

 La differenza tra far giocare un bambino con pezzi del Lego piuttosto che con sassi o pezzi di legno trovati nel bosco sta da un lato nel trovare uno ed uno solo incastro ben preciso con un unico risultato (omino), dall’altro poter fare mille esperienze che passano attraverso tutto il bambino (omino, casa., ponte, animale etc…) questo muove una reazione completamente diversa, perchè anche senza accorgersene , incomincia a conoscere tutte le leggi della misura e della gravità, non è statico ogni volta deve cercare l’equilibrio, l’anima è continuamente alla ricerca dell’ equilibrio, al di là delle conoscenze che gli arrivano attraverso l’esperienza gli si insegni qualcosa per la vita nella quale se non impara a giostrarsi è perso

 

Steiner dice che la memoria si è evoluta nel corso del tempo, oggi abbiamo una memoria temporale, se non l’avessimo perderemmo il nostro io, questa è l’ultima che si è svegliata appunto la memoria cosciente. Se si retrocede nella storia dell’umanità si scopre che gli uomini non possedevano questo tipo di memoria perché non ne avevano bisogno; quando accadeva qualcosa di speciale che volevano ricordare mettevano un segno: un sasso, una stele o una colonna, potremmo chiamarla memoria locale ed è la prima forma di memoria del bambino piccolo, che se non vede non ricorda. Tutti l’abbiamo ed è la più profonda poi quella dell’olfatto. Poi l’evoluzione dell’umanità fa si che l’uomo sviluppi la memoria ritmica, per questo racconta attraverso il ritmo storie dell’antico passato, i miti sono passati attraverso il ritmo del linguaggio orale, sono stati scritti solo più tardi quando l’uomo perde la memoria ritmica come memoria principale e incomincia a conquistare la memoria cosciente e temporale

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